Ma tu chi sei?
Sei il polmone o sei la forza
che lo gonfia e lo svuota?
chi sei tu?
Sei il tuo cuore, l’intreccio
delle
fibre, la vena cava,
il sangue, sei l’arteria, l’aorta
sei?
O sei la forza che tutto questo
muove?
O sei la forza?
Sei battito o sei cuore?
Sei tu la forza che muove o sei
la forma?
Battito o cuore?
M. Gualtieri
©Giovanni Auriemma
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Dopo tanto fracasso, dopo un
lungo vociare, dopo sibilìi di vento, imposte che sbattono, ticchettio di
pioggia sui vetri, dopo tempeste e allegre baldorie, ecco un improvviso
silenzio. E’ una quiete, quasi un rigore. La portata del silenzio è sempre
soggettiva, può non essere facile da sopportare; a volte ti assale, quasi ti
spoglia. Se ci stai bene, invece, accumuli potenza, ti radichi a terra. Lao Tse
diceva che il silenzio è una fonte di grande forza, per alcuni è solo sede di
un’inesprimibile solitudine. Ma la famosa calma, dopo la tempesta, è il
ripristino di un ordine che era andato perduto e che trova nuovi punti d’ancoraggio.
La quiete serve a ritrovare un assetto interiore, una bussola, una
morigeratezza che orienti. Spogliarsi degli eccessi, ritornare all’essenziale,
rinunciare al superfluo per meglio ammirare la sostanza, lo scheletro delle
cose.
Cari Bilancia, il 2018 è forse l’anno del poco rispetto al molto, del
meno rispetto al troppo, e questo, a prima vista può suonare come una
punizione, ma ecco la notizia: non lo è. E’ un premio. Avrete l’occasione di
rinunciare, laddove rinuncia non per forza è sinonimo di sacrificio ma si
accompagna piuttosto al verbo semplificare. Siamo accumulatori seriali, ogni
volta che ci imbattiamo nella possibilità di sbarazzarci di qualcosa, ci
irrigidiamo. Sembra non si possa fare a meno di nulla, semmai c’è molto che ci serve
ancora. Eppure, quando volenti o nolenti, ci liberiamo del superfluo, dopo un
primo iniziale shock ci accorgiamo che non è cambiato nulla, anzi, forse
qualcosa è variato in meglio. Improvvisamente, quando molliamo la presa e
rinunciamo alle nostre pretese di prosperità, avvertiamo un senso di
leggerezza, come se un ferro da stiro che era posato in petto, fosse stato
rimosso. Se avete fatto una dieta, lo sapete. Quel misero cucchiaio d’olio che
posate sulla vostra pietanza, se di buona fattura, quanto più gusto possiede.
Condisce senza coprire. Esalta i sapori, non li annulla. Nessuno aggiunge lo
zucchero se le fragole sono buone. Qualunque vero napoletano vi direbbe che il
caffè si beve amaro o non potrete gustarne l’aroma.
Il 2018 sarà un anno privo
di zucchero, non perché triste ma perché vi condurrà al sapore originale delle
cose. Siete invitati a scoprire la genuinità che è fatta di pochi, essenziali
elementi. All’inizio vi potrà sembrare ben povera cosa ma presto capirete che,
previa disintossicazione, state incontrando la purezza, l’eleganza della
sobrietà, l’armonia del poco che sazia, che appaga senza inebriare. E’ l’acqua
di sorgente che disseta senza bisogno di aggiungere altro. Non conta quel che
avete messo da parte, è tempo di togliere tutto il passato. E ciò di cui dovete
liberarvi non sono solo gli oggetti, che come degli stalker, vi osservano dagli
scaffali, pronti a saltarvi addosso. Sono le ossessioni, i principi, le
pianificazioni. Sono tutte le lettere dell’alfabeto che, umilmente, tornano
nelle loro tane. Allora il silenzio, inteso come assenza, non sarà sinonimo di
poco ma di più che sufficiente, di bastevole, di indispensabile che acquisisce
tanto più valore quanto più ne comprenderete la rarità. Ed è lì, in quello
spazio vuoto, che capirete chi siete, battito o cuore. Popolate questo silenzio
con giravolte di gioia.
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