Che un giorno, uscendo dalla
terribile visione,
io canti gloria con gioia ad
angeli accoglienti.
Che nessuno dei netti,
martellanti battiti del cuore
cada su corde deboli, incerte o
sul punto di spezzarsi.
Che il mio viso inondato
mi renda più splendente; che la
banalità del pianto
fiorisca. Come mi sarete care,
allora,
notti angosciose. Vi avessi
sopportato più in ginocchio,
sorelle sconsolate,
mi fossi abbandonato di più
mi fossi abbandonato di più
nei vostri capelli disciolti.
Noi, scialacquatori di sofferenze.
Noi, scialacquatori di sofferenze.
R. M. Rilke
©Giovanni Auriemma
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La leggenda medievale di Parzival
(o Parsifal) è la personificazione dell’eroe nella sua ricerca. Simboleggia
l’espressione del potenziale individuale. Il nostro mitico eroe, come molti
eroi, all’inizio della storia è orfano e del tutto ignaro di ciò che si estende
al di là della foresta in cui vive, isolato, assieme alla madre. Non conosce le
proprie origini perché la madre, temendo di perderlo, tenta in ogni modo di
tenere il figlio lontano dal mondo e dalla cavalleria, ovvero dal suo destino.
Un giorno, però, una schiera di cavalieri si inoltra nel bosco, Parzival parla
con loro e decide di diventare cavaliere. La madre cerca di ostacolarlo, ma lui
è determinato a scoprire cosa può diventare, e comincia le sue avventure.
Un giorno ha una visione: si
trova in un misterioso castello, circondato da strani personaggi: Un vecchio
re, afflitto da un’inguaribile ferita, esegue un rituale. Una donna bellissima
entra portando un vassoio su cui sono posati una spada e un oggetto, che più
tardi sarà conosciuto come il Sacro Graal. Parzival, meravigliato, vorrebbe
chiedere cosa sono quegli oggetti ma non proferisce parola; gli era stato
insegnato a non porre domande agli estranei. Ma una voce adirata gli dice che
ha commesso un terribile errore e che il suo silenzio porterà in disgrazia il
Re e la sua terra: solo ponendo quelle domande, infatti, egli avrebbe potuto
salvarli.
Parzival, svegliandosi dalla sua
visione, si rende conto di essere stato cieco e ignorante, e decide di
ritrovare il castello del Graal. La seconda parte della leggenda riguarda il
processo della sua lenta maturazione. Attraverso una lunga serie di avventure,
egli dovrà rendersi degno di ritrovare il Graal, ponendo rimedio al suo errore
e salvando così la terra malata e il Re, che scoprirà essere suo zio. Qui si
ferma il racconto, rimasto incompiuto. Al centro della vicenda c'è un buco. Il
protagonista scompare per alcuni anni e non sappiamo nulla di ciò che gli
accade. Quando ritorna è sfinito, confuso e disperato e si consegna al destino,
che poi lo guiderà fino al Graal. Il buco segnala un tempo misterioso: Parzival
viene sottoposto al “duro allenamento dei dolori terrestri”. Ed è lì, in ciò
che la storia non vuole o non può raccontare, che si prepara la condizione
perché il suo destino si realizzi.
Cari Cancro, quest’anno è tempo
di abbandonare la foresta e seguire i cavalieri. È tempi di andare alla ricerca
del vostro futuro affinché il destino si compia. Chi siete? Cosa volete? Sapete
rispondere a queste domande? Quanto di voi state sacrificando al riparo nel
vostro confortevole nido? Per quanto ancora volete evitare di porre la domanda
giusta rischiando di mandare il rovina il re e il suo castello? Forse ancora
non lo sapete ma voi siete l’erede al trono ed è il vostro castello che dovete
salvare. Anche voi, come Parzival, dovrete rendervi degni di ritrovare il Sacro
Graal, è per questo che siete stati sottoposti al “duro allenamento dei dolori
terrestri”. Perché è lì “che si compie quella condizione di totale abbandono
grazie alla quale, a volte, la comprensione si dilata, e i sensi, come in un
bagno di calce viva, prendono nuovo splendore.” È lì che si guadagna il Sacro
Graal. Non è più tempo di indugiare. È tempo di mettersi in cammino, di
iniziare la ricerca.
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