Mi
piacciono le rovine perché ciò che resta non è il disegno completo, ma
l’essenzialità del pensiero, la struttura nuda, lo spirito della cosa,
ha detto l’architetto giapponese Tadao Ando. Solo un giapponese poteva rilevare
la bellezza nelle rovine, termine che già di per sé incute timore. Ma in
effetti la nudità della struttura rivela la forza e l’essenza. Cari Ariete,
ricordate quanto detto da Antoine de Saint-Exupery: “chi progetta sa di aver raggiunto la perfezione non quando non ha più
nulla da aggiungere ma quando non gli resta più niente da togliere”, e cercate
l’essenziale. È tempo di minimalismo.
Esercizio:
visitate un sito archeologico.
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