In psicologia esiste una netta
differenza tra immedesimazione e identificazione; questi due processi pur
essendo emotivamente “contigui”, sono assai diversi e ci collocano in posizioni
antitetiche: il primo ci permette di essere vicini e di portare aiuto; il
secondo ci provoca uno stato di sofferenza prossimo a quello della persona che vogliamo
aiutare. Quando siamo troppo coinvolti dai problemi di qualcun altro, vuol dire
che abbiamo abbandonato l’assetto della immedesimazione (che costituisce la
“posizione emotiva” più utile per potersi sintonizzare con un altro essere
umano) per entrare nel pericoloso territorio dell’identificazione. In questa
condizione psicologica, si finisce per provare emozioni e stati d’animo molto
simili a chi ci sta di fronte. I suoi problemi diventano – letteralmente – i
nostri perché non abbiamo messo confini; è, cioè, diventato troppo labile, fino
a scomparire del tutto, il confine fra noi e l’altro. Cari Pesci, se volete
davvero aiutare qualcun altro non potete identificarvi con lui. Vi invito a
mettere la retta distanza emotiva e liberarvi del ruolo di ‘spugna’. Se siete
nell’identificazione con l’altro, il ruolo di “soccorritore” si vanifica. Non
solo vi trovate nelle condizioni di non potere aiutare gli altri, ma voi stessi
avete bisogno di aiuto, anche se potreste non esserne consapevoli. Tenete
presente che il processo di identificazione è facilitato da fattori diversi,
uno dei primi è la vicinanza (affettiva ma anche fisica) “eccessiva” con chi
soffre.
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