Il mondo si divide in quelli che adorano il Natale e quelli che lo odiano o che, quanto meno, non amano festeggiarlo. Io appartengo alla prima categoria e voglio rispondere ai secondi: c’è un motivo per cui esistono le ricorrenze: i compleanni, gli anniversari, le feste comandate… le festività segnano dei passaggi, sono momenti in cui tiriamo le somme, sono boe che ci ricordano di fermarci e fare il punto della situazione, casomai aggiustare il tiro ma, soprattutto, le festività, al netto del consumismo che ci ha travolti negli ultimi decenni, sono il momento in cui ci ricordiamo l’un l’altro che la nostra presenza è preziosa e per questo ci facciamo dei doni.
La Tregua di Natale
Nei giorni attorno al Natale del 1914, in varie zone del fronte occidentale della prima guerra mondiale, avvennero una serie di "cessate il fuoco" non ufficiali. Già nella settimana precedente il Natale, membri delle truppe tedesche e britanniche schierate sui lati opposti del fronte presero a scambiarsi auguri e canzoni dalle rispettive trincee, e occasionalmente singoli individui attraversarono le linee per portare doni ai soldati schierati dall'altro lato; nel corso della vigilia di Natale e del giorno stesso di Natale, un gran numero di soldati provenienti da unità tedesche e britanniche lasciarono spontaneamente le trincee per incontrarsi nella terra di nessuno fraternizzando e scambiandosi cibo e souvenir. Oltre a celebrare comuni cerimonie religiose e di sepoltura dei caduti, i soldati dei due schieramenti intrattennero rapporti amichevoli tra di loro al punto di organizzare improvvisate partite di calcio.
La tregua di Natale del 1914 non fu un evento organizzato e rappresentò l'episodio di fraternizzazione col nemico maggiormente significativo di tutto il conflitto, sia per il gran numero di uomini coinvolti più o meno contemporaneamente, sia per l'alto grado di partecipazione e fraternizzazione che si sviluppò.
I primi episodi ebbero luogo durante la notte della vigilia, quando soldati tedeschi iniziarono a porre decorazioni natalizie nelle loro trincee nella zona di Ypres; Bruce Bairnsfather (noto umorista e cartonista britannico, all'epoca capitano di un'unità) descrisse l'episodio: i tedeschi presero a mettere candele sul bordo delle loro trincee e su alcuni alberi nelle vicinanze, iniziando poi a cantare alcune tipiche canzoni natalizie; dall'altro lato del fronte, i britannici risposero iniziando anche loro a cantare e dopo poco tempo soldati dell'uno e dell'altro schieramento presero ad attraversare la terra di nessuno per scambiarsi piccoli doni, come cibo, tabacco, alcolici e souvenir quali bottoni delle divise e berretti.
La tregua fornì l'occasione per recuperare i caduti rimasti abbandonati nella terra di nessuno e dare loro sepoltura; durante questa fase, furono organizzate anche funzioni religiose comuni per tutti i caduti. Nei settori del fronte interessati dalla tregua l'artiglieria rimase muta e non si verificarono combattimenti su vasta scala per tutto il periodo natalizio.
Per questo che ci crediate o no, io vi auguro Buon Natale, e
vi lascio in dono, come una benedizione (perché le parole, come le festività,
hanno un potere) un augurio speciale per ciascuno di voi:
A te Ariete, auguro la forza della gentilezza
A te, Toro, auguro di rimanere saldo nei cambiamenti
A te, Gemelli, auguro di parlare con il cuore
A te, Cancro, auguro la libertà dell’indipendenza
A te, Leone, auguro il potere che risiede nell’Ombra
A te, Vergine, auguro la pacificazione del non intervento
A te, Bilancia, auguro di sporcarti le mani
A te, Scorpione, auguro la leggerezza del planare in
superficie
A te, Sagittario, auguro radici felici
A te, Capricorno, auguro di ridere a crepapelle di tutte le
cose
A te, Acquario, auguro di abbracciare fino a commuoverti
A te, Pesci, auguro di chiudere le carte dentro un cassetto
e costruire un vero castello
E ricordate,
noi siamo il nostro stesso dolore.
Siamo la nostra stessa felicità.
E siamo la nostra stessa cura.
(Huseyn Raza)
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