Meraviglia dello stare bene
quando le formiche mentali
non partoriscono altre formiche
e si sta leggeri come capre
sulla rupe della gioia.
quando le formiche mentali
non partoriscono altre formiche
e si sta leggeri come capre
sulla rupe della gioia.
M. Gualtieri
©Giovanni Auriemma
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Avete presente il momento del congedo,
quello in cui, dopo la cena di Natale, gli ospiti salutano e finalmente se ne
vanno, lasciandovi nella tranquillità della vostra casa? Quel momento in cui,
forse un po’ stanchi, riordinate la cucina, sparecchiate la tavola e un senso
di calma vi pervade, felici, nonostante tutto, di ritrovarvi da soli, nel
rassicurante silenzio delle vostre mura. Raccogliete le carte dei pacchetti,
guardate sorridendo i regali ricevuti, e lentamente riportate la casa a un
aspetto ordinario. E c’è qualcosa di confortante in questo, nella quieta
ordinarietà di una casa rassettata. Gli ospiti, per quanto graditi, recano
scompiglio.
Alcuni sono rumorosi, altri più formali, ma tutti richiedono un
impegno superiore alla norma. Certo sono amici, per questo li abbiamo invitati,
ma quando la festa si protrae troppo a lungo, cominciamo a sentirci stanchi, ad
avvertire il bisogno di rimanere da soli. Ed ecco che arriva quel momento, il
momento del commiato, che non è triste, perché ha lasciato il ricordo di
qualcosa di bello. Un caro amico, andando via, usava dire: è stata una bella
serata, peccato che non era questa. Ridevamo sempre. Per alcuni di voi potremmo
dire che è stato un anno piacevole, peccato che non era questo.
Il 2017, temo,
ha faticato nel passo, è proceduto con lenti avanzamenti o improvvise sterzate,
a seconda con quale ospite vi siete intrattenuti più a lungo; ma in entrambi
casi credo abbia portato occasioni di riflessione. Ora che i visitatori sono
ripartiti, è tempo di elaborazione, di fermare i pensieri su pezzi di carta, di
riempire taccuini, registrare canzoni, comporre figure coreografiche. È tempo
che quanto scomposto nell’anno passato venga riassemblato in forme inedite. Per
farlo, sarà necessario dissolvere i confini, mettere un punto e virgola dove prima
c’era un punto. È tempo per provare ad affidarsi, per aprire le porte della
percezione e acuire i sensi oltre l’ordinario intendimento. Siete soli adesso,
nel tepore della vostra dimora, non vi sono ospiti bacchettoni e disordinati a
tenere banco. Il bacchettone vi ha fatto notare che potreste impegnarvi di più,
il casinista vi esortava a un maggiore coraggio, e tutte e due, forse, non
avevano torto; ma ora se ne stanno andando, già sull’uscio, con le sporte in
mano, e dal momento che chiuderete la porta sarete di nuovo al comando, liberi.
Volete impegnarvi? Volete rivoluzionare tutto?
A voi la scelta. Io vi esorto
solo a dedicare quest’anno a una più accurata ricerca spirituale, perché spesso
le risposte si nascondono dove non le cerchiamo. Non affidatevi solo alla
ragionevolezza, volate più alti. Osate. Fate capriole, voli pindarici. Sfiorate
vette mai contemplate, non vi attardate nel rassicurante nido della logica.
Avete un passaggio gratuito per l’universo, potete camminare fra le stelle,
siete chiamati a farlo, persino. Ma per viaggiare nel cosmo è necessario
lasciare la terra. Progettate il decollo. Che decollare significhi sia partire
che decapitare, testimonia forse il fatto che per prendere il volo è necessario
tagliare la testa, perché la testa, fedele servitore, diviene un sovrano
tiranno quando gliene si dà l’occasione. Cari Gemelli, state leggeri sulla rupe
della gioia senza partorire formichine.
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