Un disordine
imbattibile superiore
arruffa le mie fondamenta.
Terremoto leggero
del sangue che da sotto
comanda libertà.
Mormora molto piano
una forza sottostante.
M. Gualtieri
©Giovanni Auriemma |
«La sola possibilità di
rinnovamento sta nell’aprire gli occhi e vedere l’attuale sfacelo. Non è uno sfacelo
che si possa capire. Io sostengo che bisogna lasciarlo entrare perché è la verità»,
così scrive Beckett ne La Terra Desolata,
pura poesia; tuttavia, alla
parola sfacelo tutti tremiamo.
Nessuno si sofferma sulla parola verità
o rinnovamento o possibilità, tutti restiamo paralizzati su sfacelo, perché al solo pensiero tremiamo e la paura, si sa, rende
ciechi. Forse perché sfacelo deriva dal greco sphakelos, che vuol dire cancrena, e dunque è lecito averne paura.
Ma alcuni fanno derivare sfacelo da dis-fàcere,
disfàre. E quand’è che disfiamo? Quando qualcosa è fatta male.
Chiunque lavori
a maglia, e non sia tanto bravo, come non lo sono io, sa perfettamente cosa
significhi disfare. Quanto volte smonti lo stesso pezzo di sciarpa per
ricominciarlo da capo? Una volta ti manca una maglia, poi ti accorgi che c’è un
buco, poi hai sbagliato un passaggio e non sai come rimediare, o è troppo tardi
per rimediare, e così disfi tutto e ricominci, ancora e ancora, in una specie
di sindrome di Arianna in cui, alla fine, approdi a un lavoro ben fatto. In
quest’ottica, disfare equivale a perfezionare e, al contempo, è pratica di
pazienza, determinazione e volizione, pratica in cui l’errore, ripetuto allo
sfinimento, non abbatte anzi, rafforza l’intenzione. Io credo che questo
avvenga anche perché fare i ferri è un’arte che non contempla solo il risultato
finale quanto, soprattutto, il percorso. È l’atto stesso di fare la maglia che
appaga e anche se stiamo perseguendo un risultato non siamo impazienti di
arrivare. O così dovrebbe essere, sempre. Godersi il viaggio prima della mèta.
E il viaggio è fatto di inciampi, di soste, di imprevisti.
Qualcuno ha detto
che la vita è quello che accade mentre stai aspettando qualcos’altro. È proprio
così. Durante le soste parli con le persone e negli imprevisti accade la vita,
certo una vita diversa da quella che avevamo pianificato, ma io vi domando: perché
non fermarsi a vedere cosa porta, invece di affrettarsi verso il presunto traguardo?
Cari Toro, quest’anno Urano entra nel vostro segno. Cosa porterà? Niente che
non vi somigli o che non sia alla vostra altezza. Il problema, con le
somiglianze, è che se ci conosciamo solo in parte, non le riconosciamo. Allora vi
dico, partite dal principio della somiglianza e utilizzate tutto ciò che accadrà
come una bussola per orientarvi dentro voi stessi. Perché Urano porta la
verità, proprio come lo sfacelo di Beckett, e dunque sarà utile ascoltarlo. E
che verità porta? Porta la verità su di voi, su chi siete veramente, e per
questo potrebbe disfare qualcosa; vecchie pretese su voi stessi e sul mondo;
immagini sbiadite di chi siete; maschere stantìe non più corrispondenti. Sia
chiaro, non è una cosa che accade in poche settimane o mesi.
Urano resta anni
in un segno e ognuno di voi lo vivrà in un momento diverso a seconda di quando
è nato; e ognuno di voi lo vivrà diversamente, in virtù della sua storia
personale. Lo sapete come la penso, non esistono previsioni; e non esistono
perché l’astrologia è come una formula chimica in cui due agenti si mischiano e
io conosco solo una delle due sostanze; non conosco voi, quindi come posso predire
il risultato? Quello che posso dirvi è la composizione dell’agente che
incontrerete, questo posso farlo. Urano è lo sfacelo, nel senso più positivo
del termine, se riuscite a coglierlo. È il richiamo alla vostra vera natura,
una scelta di autenticità. È la richiesta pressante di qualcosa dentro di voi
che vuole uscire per trovare nuovi modi di espressione. Una nuova nascita.
Un’epifania. E’ l’occasione di comprendere che tutto quello che avete
programmato, eretto, cementificato, non è nulla rispetto alla grandezza di
quanto ancora potete divenire.
Urano è lo stupore e se non avrete paura, o se
saprete superarla, vi indicherà aree inesplorate di voi in cui, se saprete
affrancarvi dalle sicurezze per abbracciare l’incertezza, rinverrete
inestimabili tesori. All’inizio non sarà facile, lo so. Farete resistenza, vi
sentirete affaticati. Ma ogni impresa che valga la pena richiede una certa dose
di sforzo. Nulla di grande è mai stato realizzato se non superando i propri
limiti. E più vi ostinerete, cocciuti quali siete, più la pressione sarà alta,
affinché la deflagrazione avvenga. Non vi tappate le orecchie come bambini,
mettetevi in ascolto. Conducete la nave in alto mare. Se il cambiamento deve
esserci, siatene artefici, non lo subite. Siete Toro, avete bisogno del vostro
tempo, e ne avete – a patto di utilizzarlo per incardinare un rinnovamento e
non per costruire barriere dietro cui trincerarvi. Perché - è bene che lo
sappiate – nessuna barriera può proteggervi da voi stessi. E tutto ciò che
arriverà, se arriverà, è un pezzo di voi che sta tornando a casa.
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