La voce dice che debbo andare.
Sì, andare, fare – fare, partire,
spericolare.
Buttarsi nelle trame del mondo
come una secchiata buttarsi
nelle trame del mondo
sulle strade srotolate della terra – o.
O restare nel pacifico delle sere
restare a casa – fermi restare.
Accogliere la distesa e quello che viene.
Accogliere e in sé risuonare.
O darsi in opere e faccende,
scatenare le braccia in zappate potenti
e le dita accanirle (…)
M. Gualtieri
©Giovanni Auriemma |
Sostare o andare? Andare o
restare? Questo è il dilemma, il grande rebus di questo nuovo anno. Se sia più
saggio mantenere intatta la verginità in cui vi crogiolate o, considerati i
rischi, slargare le ali, principiare lo slancio. Accostarsi all’avventura
richiede coraggio, a volte incoscienza e un’oncia di incoscienza è l’ingrediente
base della ricerca. Per trovare qualcosa di nuovo è necessario lasciare il noto
per l’ignoto, distogliere lo sguardo dalla riva e posarlo all’orizzonte. È lì
che comincia l’avventura. Avventurare significa precisamente esporre al
rischio, alla sorte, a un esito incerto.
Ma “non basta l’avventura
intellettuale; anche il corpo vuole sentire che tutto è misterioso, che anche i
suoi passi, i suoi respiri sono fatali”. E allora è tempo di comprendere la
vita con tutto il corpo; è tempo di andare e fare, di stare e costruire, di
accogliere e rimpastare. E’ tempo di toccare, odorare, assaggiare; non basta
pensare, soppesare, ragionare, perché l’intelligenza, a volte, rende meschini.
Esiste un fenomeno cognitivo, il bias di
conferma, che indica la tendenza umana a muoversi entro un ambito
delimitato da convinzioni già acquisite. È un processo mentale che consiste nel
ricercare, selezionare e interpretare le informazioni in modo da porre maggiore
attenzione, e quindi attribuire più credibilità, a quelle che confermano le
proprie convinzioni, ignorando o sminuendo, le informazioni che le
contraddicono. In poche parole, processiamo i dati come più ci fa comodo, conferendogli
il titolo di logica. Il bias di conferma è la nemesi dell’avventura, il suo
opposto. Esso conferma le nostre ipotesi derubandoci del mistero.
Allora la
domanda di quest’anno è: siete disposti a rinunciare alle vostre ipotesi?
Potrete mettere in discussione le vostre credenze senza avere garanzie? Siete
pronti a scaraventarvi nel petto della vita? Questa è la sfida, slargare tutto
il conosciuto con pezzi nuovi di zecca; abbracciare gli imprevisti, farne
tesoro. Raccogliere da terra il casuale e mettervelo in tasca per portarvelo a
casa. L’improbabile vi visiterà e, spero, vi troverà preparati. Il meccanismo inceppato
riprenderà a muoversi. L’ingranaggio, oliato, può ripartire. Il congegno non
subisce intoppi. Potete rimuovere la ruggine e portare la struttura a un nuovo
splendore ma tutto questo a patto di concedervi il lusso di gettare lo sguardo
oltre la siepe, rinunciando a battezzare ogni singola creatura. Lasciate,
piuttosto, che siano loro a presentarsi.
Accogliete il buffo, l’inusitato,
persino l’impossibile a petto largo e mano tesa e sentirete la tensione allentarsi.
Ecco allora che il cuore si distende, il cervello si riposa, e dita impazienti
raccolgono narcisi e lillà per farne coroncine principesche. Se saprete dosare
l’improbabile con il possibile, costruendo una stanza per le stranezze del
mondo, forgerete una nuova chiave universale, un passepartout d’ingresso a
dimensioni inaccessibili. Proprio lì, in questa realtà fatta di stranezze,
scorgerete un nano, un gigante e una donna barbuta, e con essi molti altri. Ecco
la mia raccomandazione: in piedi sull’uscio, non vi voltate. Non fuggite
inorriditi. Se resterete quanto basta per godervi lo spettacolo, capirete che
tutto ciò che non rientra nella norma non è sbagliato ma speciale. Ciò che
sembra rotto è solo diverso e ciò che appare inappropriato è senz’altro
prezioso.
Cara Gaia..mi hai fatta piangere. Ho la pelle d'oca per ciò che hai scritto. Vorrei poterti contattare in privato..come posso fare? Uso mail?
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