Clicca per leggere l'introduzione all'oroscopo annuale 2019: Perché le fiabe?
«Ogni
fiaba è uno specchio magico
che
riflette alcuni aspetti
del
nostro mondo interiore,
e i
passi necessari per la nostra evoluzione
dall’immaturità alla maturità.»
Bruno
Bettelheim
Il
brutto anatroccolo di Hans Christian
Andersen
“Nel
nido di mamma anatra tutte le uova si erano aperte, tranne una. Così, mentre i
suoi graziosi anatroccoli gialli già pigolavano tra l'erba, mamma anatra si
impegnò a covare ancora l'uovo chiuso, finché non si aprì. Ne uscì un
anatroccolo grigio e sgraziato. Benché tutti deridessero l'ultimo nato, mamma
anatra aveva fiducia: nuotava bene, era di buon carattere e sarebbe cresciuto.
Se non era bello, pazienza, in fondo per un maschio è un fattore secondario...
Ma per il piccolo la situazione non era facile: galline e anatre lo urtavano,
il tacchino lo impauriva, il fattore lo prendeva a calci e i suoi fratelli non
perdevano occasione per maltrattarlo. Il brutto anatroccolo decise di scappare,
ma le cose non migliorarono. Una gallina gli chiese se sapeva deporre le uova e
un gatto gli chiese se faceva la ruota come i tacchini. Lui non era in grado di
fare niente di tutto ciò. Si allontanò ancora una volta, mentre l'inverno
cominciava a gelare gli stagni. Furono mesi lunghi e duri, trascorsi al gelo
tra la vita e la morte, ma alla fine il sole tornò a riscaldare la terra e
sullo stagno illuminato l'anatroccolo si fermò ad ammirare la grazia di tre
cigni superbi. Fu rapito da tanta grazia e una strana tristezza lo invase:
sapeva di non poterli avvicinare, anche loro lo avrebbero cacciato. In quel
momento, posato lo sguardo sull'acqua, si accorse che la sua immagine era
identica alla loro. Mentre i tre cigni gli andavano incontro per accoglierlo, i
bambini dalla riva lodarono la sua eleganza. Lui, il brutto anatroccolo, era
diventato uno splendido cigno.” (Se volete leggere la fiaba per intero: Il brutto anatroccolo)
Il brutto anatroccolo mette in luce
alcune delle difficoltà che ciascuno di noi incontra nel difficile e precario
percorso di identità. È un cammino pieno di ostacoli, contraddizioni e
tentazioni di omologazione al ‘gregge’, di prove da superare per giungere
all’ambita mèta: scoprire chi siamo. Molte delle nostre sofferenze nascono dal disperato
tentativo di identificarci con cose che non ci corrispondono proprio come il
nostro anatroccolo fa con le oche, la gallina e il gatto. A un certo punto,
egli si augura addirittura di poter solo vivere tranquillamente come anatra, ma
sa che non gli è permesso. Nessuna di queste cose è il suo vero Io.
Cari Toro, quando si resta troppo a
lungo in qualcosa che non ci corrisponde, la sofferenza diviene massima, ci
rinchiude in noi stessi in un luogo freddo, gelido come l’inverno. E’ qui che
si rende indispensabile un abbandono o una fuga. L’erranza è un tema fondamentale
da un punto di vista psicologico. È l’errare, (sia nel suo senso di vagabondare
che in quello di sbagliare) che conduce infatti, al raggiungimento di una vera
identità. Il nostro piccolo eroe va a cercare al di fuori del proprio ambiente
una ragione per essere e per vivere, ed è così che lui cambia il suo destino:
non restando dove è, trovando il coraggio di esplorare nuove possibilità.
Anche a voi, quest’anno, con l’arrivo
di Urano, potrete trovare il coraggio di esplorare nuove possibilità che, verosimilmente,
vi condurranno alla scoperta di insolite parti di voi, necessarie ad arricchire
e completare la vostra identità. Uno degli aspetti più interessanti di questa
fiaba è che ci ricorda che il cammino di accettazione di sé è un fatto
esclusivamente personale. Continuare a non riconoscervi, a non darvi valore in
attesa che sia il mondo ad attribuirvelo, significa destinarvi alla sofferenza
o, se vi va bene, all’insoddisfazione. L’anatroccolo pone fine alla sua
ricerca, trovando il suo posto nel mondo, nel momento stesso in cui si vede
riflesso nello stagno; solo così capisce di essere un cigno. È dunque lui che
scopre la sua vera natura, nessuno gliela rivela. E nel momento in cui lui si
vede, allora avviene anche il miracolo esterno (e non viceversa). Infatti, alla
sua accettazione corrisponde l’accettazione degli altri cigni che gli si
accalcano attorno a fargli festa mentre i bambini si complimentano dalla riva
per la sua bellezza.
Egli ha accettato la sfida e l’ha
superata. Accettare la sfida è un passaggio importante, che vi consente di non
continuare a vivere passivamente le difficoltà e non portarvi dietro il passato
come una inutile valigia pesante; consiste anche nel non accettare più
l’immagine negativa (negativa in quanto non autentica) che gli altri vi hanno
rimandato ma andare a trovare la vostra immagine, lavorando sulle
caratteristiche e su quei tratti personali che caratterizzano l’identità unica
e speciale che vi appartiene.
La trasformazione infatti, in questa
favola, sta nel poter finalmente scoprire la propria verità, la verità su se
stessi senza più accontentarsi del riflesso degli altri che è, spesso, una
fotocopia sbiadita di chi siamo veramente. Così, se avrete il coraggio di
guardare voi stessi, potrete scoprire qualcosa di veramente importante: che
siete cigni aggraziati e luminosi. Ma per conoscere quello che siete è
necessario non aver paura di ammettere tutto quello che non siete, anche se
questo significasse distinguervi e affrancarvi da ciò che avete sempre ritenuto
importante ma che, probabilmente, vi tiene incatenati. Quest’anno comincia il
viaggio per spezzare le catene.
L’analisi di questa fiaba si ispira a
un articolo di Lidia Fassio.
Clicca qui per leggere la solita ma indispensabile premessa agli oroscopi annuali.
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