12 gen 2020

Oroscopo annuale 2020 - ARIETE

Quest’anno ho abbinato ad ogni segno un arcano maggiore del Tarot. Per voi ho scelto La Force.



E se La Forza parlasse…

"Vi aspettavo. Sono l'inizio del nuovo ciclo e dopo tutto quello che avete fatto non potreste vivere se non mi aveste conosciuto. Vi insegnerò a vincere la paura: con me sarete pronti a vedere tutto, a udire tutto, a provare tutto, a toccare tutto. I sensi non hanno limiti ma la morale è fatta di paure. 

Vi farò vedere l'immensa palude delle vostre pulsioni, quelle sublimi e le più tenebrose. Sono la forza oscura che dentro di voi risale verso la luce. Dal centro delle profondità, dai sotterranei del mio essere sboccia la mia energia creatrice. Affondo le radici nel fango, quello più denso, più terribile, più insensato... Posso far sì che ogni umile pietra, diventi un'opera d'arte. 

Posso far sì che su alberi rachitici crescano succosi frutti. Posso trasformare la linea dell'orizzonte in uno squarcio color porpora, vivo, come un lungo infinito rubino. Ogni impronta che i miei piedi lasciano sul fango diventa un favo che sparge miele.

Lascio circolare nel mio corpo, dal basso verso l'alto come le onde di un oceano in tempesta, l'impulso sublime e feroce di cui il mondo ha bisogno (…)

Nel mio grembo si uniscono un diavolo e un angelo formando un vortice. Come un albero distendo i rami verso il cielo ma nello stesso tempo affondo con forza le radici nella terra. Niente mi spaventa. Sono l'inizio della creazione." 

(La via dei Tarocchi, A. Jodorowsky)


Questo è l’anno della guarigione, della possibilità di guarigione. Ma il primo passo verso la guarigione è sempre il riconoscimento del male e della sua origine. Il secondo, e indispensabile, passo, è la volontà di guarire. Il desiderio di guarire, diceva Seneca, è sempre stato metà della salute. La guarigione non è un evento passivo. Guarire significa agire. E agire significa, innanzitutto, ammettere di essere malati. Riconoscere la propria ferita. L’ironia della guarigione è che a volte, prima di stare meglio si deve stare peggio. Si deve abbattere per ricostruire.

Questo per voi è l’anno in cui avete la grande opportunità di ricontattare la vostra ferita, di vederla, osservarla da vicino, riaprirla, se necessario, per medicarla, pulirla e infine suturarla. Tutti abbiamo ferite che ci portiamo dietro da tempo. Ferite antiche che duolgono al di là della volontà e spesso oltre la soglia della coscienza. Non sentirle ci fa credere al riparo, ci dà l’illusione dell’immunità – eppure esse agiscono, silenziosamente, infettando tutto il resto. Agiscono  come quel fastidio al piede cui ci siamo abituati, quasi a non farci più caso, ma che ci altera la postura facendoci camminare storti, con conseguenze nefaste per la nostra schiena.

E allora come si fa a guarire? Per prima cosa serve il coraggio; il coraggio di guardare in faccia la propria vulnerabilità, la ferita pestilente; rompere l’osso saldato male. A voi il coraggio non manca, ma è il coraggio dei forti, dei vincitori, il coraggio dei combattenti. Esiste un altro tipo di coraggio, quello dei più deboli, dei perdenti. Il coraggio della sconfitta, dell’accettazione dell’impotenza, di chi ammette le proprie fragilità. È un coraggio diverso, che spesso viene confuso con la passività o traslato nella lamentela; ma non è di questo che parlo. Parlo della forza non comune di riconoscere i propri limiti e chiedere aiuto. L’umiltà di riconoscere i propri errori e chiedere scusa.

La vita ci ferisce, tutti quanti, scrive Veronica Roth, e non c’è modo di sottrarsi ai suoi colpi. Ma possiamo guarire, se ci curiamo a vicenda. Ci insegnano a essere forti, vincenti, inarrestabili; sempre all’altezza della situazione. Ma la situazione, a volte, è più grande di noi anche quando non lo è. Diventa più grande, sembra più grande, per via delle nostre ferite, che ci hanno reso, volenti o nolenti, inabili o disabili. Solamente la cura, l’accettazione dell’handicap e il tempo possono portarci a superare l’ostacolo.

Se  mi rompo tutti e due i piedi, una cosa facile come camminare sembrerà impossibile. E a nulla varrà impuntarmi per tornare a camminare troppo in fretta (se non – probabilmente – a peggiorare le cose). Se capisco che due piedi rotti sono un ostacolo legittimo e chiedo aiuto per muovere i primi passi, allora sto agendo nella direzione della guarigione.

Ma ci vuole coraggio, anche a chiedere aiuto. Ci vuole assenza d’orgoglio, fiducia, umiltà. Ci vuole amore, per noi stessi innanzitutto, quando ci deludiamo, quando capiamo di non essere all’altezza. E poi per gli altri. Scrive Jeannette Winterson: Guariamo quando siamo amati e quando amiamo gli altri. Non guariamo fondando una società segreta di cui siamo i soli membri, rimuginando incessantemente sull’“altro” che potremmo ammettervi, per poi restarne inevitabilmente delusi. Guariamo quando accettando la nostra vulnerabilità possiamo accogliere quella degli altri. 

Allora, cari Arieti, quest’anno vi auguro di poter riaprire le vostre ferite malamente cicatrizzate e curarle fino in fondo con cor-aggio, ossia agendo col cuore. E poiché,  come scrive Márquez, non c’è medicina che guarisca quello che non guarisce la felicità, nel frattempo, suonate musica, riempite la casa di fiori, fate cantare gli uccelli, andate a vedere i tramonti sul mare. 

E non appena la guarigione è avvenuta, uscite e guarite qualcun altro.




2 commenti:

  1. Aspettavo con tanta curiosità il tuo oroscopo. Fai un lavoro bellissimo con una cura e una grazia che riempiono il cuore. Grazie

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