23 gen 2023

Leone - Oroscopo 2023

Leggi la solita ma indispensabile premessa agli oroscopi annuali.

 

Nel 1886, Jean Albert Dadas, un operaio originario di Bordeaux, fu ricoverato in ospedale per esaurimento. Un esame dei suoi documenti rivelò che Dadas aveva attraversato la Francia a piedi pur non ricordando quasi niente del suo viaggio. In seguito, Dadas raggiunse a piedi sia a Mosca che Costantinopoli, e le persone che lo incontrarono lungo il cammino lo descrissero come un uomo che non sembrava quasi per nulla consapevole della sua identità o dello scopo del suo viaggio. Uno studente di medicina, Philippe Tissié, fece un resoconto sul caso Dadas, e per descrivere la patologia dell'uomo coniò il termine dromomania (dal greco dromos, corsa, viaggio). La diagnosi presto diventò celebre in ambito medico e si verificarono diversi altri casi simili. A caratterizzare il disturbo era un irrefrenabile, e inappagabile, bisogno di camminare, a volte per anni interi. La camminata, se presa come azione fisica, appariva risoluta, ma non aveva un obiettivo concreto o un traguardo, e sembrava verificarsi mentre il soggetto si trovava in uno stato di coscienza alterata. Alla fine, quando i dromomaniaci si fermavano a riposare, non conservavano alcun ricordo dei loro viaggi, né del motivo per cui avessero deciso di intraprenderli.

Forse all'inizio di ogni viaggio c’è solo una certa irrequietezza, un desiderio bruciante di avventura, di scoperta, la voglia di fare esperienza di qualcosa di diverso. Forse c’è un'inclinazione verso il movimento che fa parte della psiche umana in maniera altrettanto profonda di quella dell'amore. Forse l’uomo è intessuto del desiderio, vecchio come il mondo, di vedere cosa c'è dopo la prossima montagna, oltre i confini del villaggio; e questo desiderio ci può trasmettere la fastidiosa sensazione che la nostra vita ha senso soltanto se viaggiamo, diretti da qualche parte.

Nell'800 godeva di grande favore l'idea che negli esseri umani il desiderio di vagabondare fosse innato, istintivo. La teoria dell'evoluzione aveva presentato l'ipotesi secondo cui il corpo umano ospitava impulsi molto antichi e quel famoso studente di medicina, Tissié, credeva che gli impulsi incontenibili del suo paziente Dadas fossero la manifestazione di un istinto nomade a lungo represso. Forse non siamo creature stanziali come crediamo, certamente non lo siamo interiormente. Il bisogno, prima ancora che il desiderio, di oltrepassare i confini e andare alla ricerca di qualcosa, del significato profondo della vita, è ciò che tiene in vita lo spirito. La Ricerca è il senso della vita. Siamo tutti alla ricerca in primis di noi stessi, poi dell’amore e della felicità ma, soprattutto, del senso della vita. Ma la vita non può avere senso se noi per primi non abbiamo senso. Per capire la vita dobbiamo capire noi stessi, sapere chi siamo. Tutte le storie del mondo, di qualunque epoca e cultura, non parlano che di questo. È la stessa storia raccontata in forme diverse e si riassume in poche semplici parole, iscritte nel tempio di Apollo a Delfi: gnōthi sautón, conosci te stesso. Il mondo è pieno di queste storie; in effetti il mondo si fonda su di esse: fiabe, miti, racconti che narrano la nascita del mondo e il cammino dell’Uomo. E poiché le storie altro non sono che viaggi, forse proprio per questo desiderio/bisogno/istinto a viaggiare, tutti noi siamo attratti dalle storie. Non tutte le storie però sono a lieto fine e ancora meno (direi nessuna) è priva di ostacoli. A prescindere da come finiscano, le maggior parte delle storie, le più significative almeno, sono macabre e lugubri. Molti si domandano infatti come sia possibile che certe storie terribili vengano raccontate ai bambini: orchi che mangiano bambini, streghe cattive che tentano di ucciderli. Il punto è che le storie non vengono raccontate per spaventare i bambini, vengono raccontate affinché loro le imparino e un giorno, quando sono grandi, comincino a fare domande al riguardo.

Cari Leone, qual è la vostra storia e quali le domande che è giunto il tempo di porre? Il 2023 è l’anno in cui con le giuste domande – domande scomode, domande di cui non siete sicuri di voler conoscere la risposta – potete ricucire tutti fili e dare un senso alla trama che fino ad oggi appariva misteriosa e frammentata. Sono domande le cui risposte possono permettervi di oltrepassare i confini del villaggio e farvi mettere in viaggio con passo risoluto e con un preciso traguardo e non più come dromomaniaci che vagano senza ragione. Se farete le giuste domande, e sarete pronti ad accogliere le risposte, potrete rimettere insieme i tasselli del puzzle e cominciare a intravedere l’immagine completa di ciò che siete e di ciò che è stata e sarà la vostra vita. Basta procedere in uno stato di trance! Affrontate le sfide e il cammino, con chiarezza di intenti e risolutezza. Quest’anno siete chiamati a seguire l’istinto innato al vagabondaggio e mettervi in viaggio alla ricerca di nuove storie che possano farvi porre le domande giuste. E così, finalmente, trovare le risposte che cercate. Perché ricordate, se le risposte non arrivano è perché state ponendo le domande sbagliate.

(Fonte sulla drodomania: Atlante delle emozioni, di T. Watt Smith)


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