23 gen 2023

Toro - Oroscopo 2023

Leggi la solita ma indispensabile premessa agli oroscopi annuali.


La meraviglia è una reazione importante e opportuna a tutte le età, non solo quella dell’infanzia. Bisogna sapersi sbalordire dei tanti misteri della vita. Il mondo è disseminato di oggetti rari e miracolosi che richiedono stupore, gli scienziati questo lo sanno, e anche i filosofi. Tanto centrale è l'emozione della meraviglia all'interno dell'esperienza umana che quando Cartesio ha scritto le sei passioni primitive nel 1649 cita per prima proprio la meraviglia, e solo dopo mette amore, odio, desiderio, gioia e tristezza. Cartesio la definisce “una sorpresa improvvisa dell'anima per cui essa si volge a considerare con attenzione gli oggetti che le sembrano rari ed eccezionali”. E Aristotele scrive: Tutti gli uomini aspirano, per natura, alla conoscenza (…) tutti gli uomini incominciano col meravigliarsi che le cose sono come sono.

Ma se scienziati e filosofi sanno bene quanto stupefacente sia il mondo, l’uomo ordinario ne ha perso traccia; nell'era moderna è difficile meravigliarsi e ci si meraviglia più del come accada qualcosa piuttosto che del fatto stesso che accada. Un teologo del ‘200, Alberto Magno, diceva che l'obiettivo dell'uomo saggio era far cessare le meraviglie e le meraviglie, a un certo punto, hanno effettivamente cominciato a cessare. A un certo punto, probabilmente durante l'Illuminismo, si è cominciato a dare precedenza all'ordine rispetto alle bizzarrie, alle leggi immutabili piuttosto che all’eccezione, al senso di tranquillità che l’ordinario ispira, piuttosto che a rimanere sbalorditi di fronte al miracolo o all'aberrazione. Oggi è la curiosità, e non la meraviglia, a essere considerata l’approccio più consono alla vita, ma la curiosità manca di quella dimensione magica che ha, invece, il meravigliarsi. La curiosità è intellettuale, a meravigliarsi invece è l’anima. E quando l’anima è accesa di meraviglia spesso compare la gioia. Come i bambini di fronte alle giostre. Una gioia pura, sincera, traboccante.

Per Siddharta Gautama, meglio noto come il Buddha, la parola mudita esprime la piena esperienza di una gioia senza invidia che si prova nel venire a sapere cose belle accadute a qualcun altro. Provare mudita è la prova che la felicità degli altri non diminuisce la nostra: l’aumenta. Eppure, assistere alla felicità di un'altra persona non sempre è facile; magari stiamo facendo il giro della sua nuova bellissima casa o ascoltando il racconto di un viaggio meraviglioso e sentiamo che il nostro cuore sì batte di gioia insieme a loro ma, dietro le nostre frasi gentili, si nasconde una punta di invidia, qualcosa di arido e avvizzito. Diceva Gore Vidal: “Non basta avere successo bisogna anche che gli altri falliscano.”

Bene, io credo che uno dei motivi per cui abbiamo bisogno che gli altri falliscono sia legato alla nostra incapacità di meravigliarci. Se fossimo ancora capaci di provare meraviglia per il semplice fatto che le cose accadono e non per come o perché accadono, l’emozione della meraviglia ci traghetterebbe oltre l’invidia, in una terra scintillante, un paese dei balocchi ricco di doni per noi.

Cari Toro, il 2023 vuole dimostrarvi che, nell’ottica della condivisione, gioire per gli altri vuol dire gioire per sé stessi e che, come in una risacca del mare, il bene ci torna sempre indietro centuplicato. L’invidia nasce dalla convinzione che gli altri siano meglio di noi. Nasce dalla malsana abitudine al confronto e al paragone. Nasce dalla cecità che non ci permette di vedere che ciascuno è speciale a suo modo e che forse è vero che vediamo la pagliuzza nell’occhio degli altri ignorando la trave nel nostro, ma è altrettanto vero che siamo molto più facilmente disposti a vedere i pregi degli altri sminuendo abilmente i nostri. Quest’anno tale atteggiamento di svalutazione deve cambiare. Quest’anno siete chiamati a meravigliarvi di voi stessi, rimanendo sbalorditi di fronte alle vostre bizzarrie per prendere atto della vostra assoluta e straordinaria unicità. Quest’anno potete farvi protagonisti della storia che state scrivendo e iniziare il vero viaggio, quello in cui vi renderete conto che siete un tutt’uno con gli altri e che i loro successi non vi sminuiscono ma vi inorgogliscono e che i vostri successi possono andare a beneficio degli altri. L’anno scorso vi esortavo a capire quanto la vostra volontà conti, e a riconoscervi il diritto inalienabile di metterla in campo, per decidere della vostra vita. Mi domando se è una lezione che abbiate appreso. Perché dopo il diritto ad esercitare la vostra volontà ora vi chiedo di incontrarvi con la vostra saggezza interna, con il valore che spesso non vi riconoscete. Allora se è vero che il mondo è fatto di storie e non di atomi, eccovi la vostra: Un giorno uno stormo di uccello partì alla ricerca di Simurgh, l’uccello sacro della mitologia persiana. Affrontate numerose prove essi giunsero finalmente ad un lago e lì, vedendo il loro riflesso nell’acqua, si resero conto che Simurgh non era un uccello sacro: loro erano Simurgh e la saggezza tanto cercata non era in altro luogo se non in loro stessi.

Cari Toro, voi siete un uccello sacro, voi siete Simurgh, e con voi ci sono altri uccelli sacri e insieme, ognuno con la sua bellezza, potete formare uno splendido stormo che non teme predatori. Quest’anno siete chiamati a trovare il vostro stormo senza perdere la vostra individualità e cominciando a meravigliarvi della vostra bellezza.

(Fonte per la parte sulla meraviglia: Atlante delle emozioni, di T. Watt Smith)


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