31 dic 2024

Bilancia - oroscopo 2025


 A voi, Bilancia, dedico la nona fatica, 



In questa fatica, ad Ercole viene ordinato di cercare la palude di Stinfalo, dove si trovano gli uccelli devastatori, e di cacciarli “da quella loro dimora troppo a lungo sicura.” Il Maestro gli dice: “La fiamma che brilla oltre la mente rivela la giusta direzione” e, con queste parole, Ercole si mette in cammino finché, dopo lungo tempo, raggiunge Stinfalo. Innanzi a lui si stende un fetido pantano e man mano che avanza, sente una moltitudine d’uccelli gracchiare orribilmente in un coro dissonante e minaccioso. Avvicinandosi, scorge dei grossi uccelli dall’aspetto feroce. Ognuno di loro ha un becco di ferro, affilato come una spada, e penne che sembrano aste d’acciaio, capaci di spaccare in due la testa di un uomo. I loro artigli, come il becco, sono affilati e forti. Tre uccelli, scorgendo Ercole, si precipitano su di lui. Ma egli rimane fermo e respinge l’attacco con la sua pesante clava. Un uccello cade e gli altri uccelli si allontanano. Ercole riflette e tenta con vari sistemi di liberare quel posto dagli uccelli predatori. Inizialmente li colpisce con una pioggia di frecce, ma essendo di metallo, in pochi rimangono uccisi e gli altri, sollevati in volo, oscurano il sole. Pensa allora di sistemare delle trappole nel pantano ma, così facendo, nessuna barca o piede umano avrebbe potuto attraversare lo stagno. Allora si ferma, e gli tornano in mente le parole del Maestro: “La fiamma che brilla al di là della mente, rivela la sicura direzione.” e ha un’intuizione. Prende due grossi piatti d’ottone che, battuti assieme, generano un suono stridente così aspro che avrebbe spaventato anche i morti. Ercole stesso, non potendovi resistere, si tampona le orecchie. Al crepuscolo, quando la palude si riempie di uccelli, Ercole comincia a battere fortissimo i piatti tra di loro più e più volte. Il fracasso è tale che gli uccelli, disorientati, si sollevano in aria sbattendo le ali metalliche e lanciando rauche strida di spavento. La vasta nube d’uccelli fugge così, in una condizione d’estrema confusione, per non fare mai più ritorno, e il silenzio cade su tutta la palude. Gli orridi uccelli sono scomparsi. La fatica è compiuta.

Il cuore di questa fatica è il suono, il suono attraverso il quale Ercole sconfigge gli uccelli devastatori. Ma cosa rappresentano questi uccelli metallici? Gli uccelli sono di diversi tipi ma, di base, rappresentano i pensieri, in particolare quei pensieri apparentemente elevati, quelle illusioni sottili e ingannatrici per le quali ci perdiamo nel mentale. Chiunque di noi si trovi su un cammino di consapevolezza ha portato dentro delle convinzioni, degli insegnamenti che sono diventati convinzioni e che sono rimaste tali, senza fare il loro lavoro, quello di insegnarci davvero qualcosa. Tutti noi ci aggrappiamo a quelle nozioni che abbiamo appreso e che restano tali, solo nozioni, usate utilitaristicamente a seconda del bisogno del momento. “Questa cosa non va, si vede che non era destino,” fa parte delle tante idee rappresentate dagli uccelli di Stinfalo. Questi uccelli oscurano il cielo e vi impediscono di vedere qualcosa. Cosa? La scopo della vostra vita, la vostra Missione. La ricerca della missione è composta da due passi. Il primo possiamo chiamarlo la ‘piccola visione’, ossia ciò che vediamo in modo sfuggevole, rapidamente, in una sorta di lampo. Ciò potrebbe accadere quest’anno ma più probabilmente è già accaduto, forse in un tempo lontano. Non è un’immagine chiara, è solo un’intuizione, ed è caratterizzata da una grande rapidità, ma può segnare per sempre la vostra vita, come un seme piantato che darà i suoi frutti molto tempo dopo, quando ci sarà il secondo step, la Grande Visione. È con la Grande Visione, che potrebbe verificarsi quest’anno, che i semi germogliano. Se la piccola visione lascia un solco, la grande visione è l’inizio di qualcosa. Non c’è futuro senza visione! Per questo i pensieri e l’immaginazione sono così importanti. Perché io realizzo ciò che vedo. E ciò che vedo oggi sarò domani. Senza la visione non c’è alcuna Missione. Pertanto, va da sé che ciò che pensiamo e che immaginiamo determina ciò che saremo. Ma gli uccelli di Stinfalo minacciano la vostra riuscita e, oscurando il cielo, vi impediscono di vedere dove volete andare e cosa potete fare per arrivarci. Ecco l’importanza della purificazione mentale, soprattutto da quei pensieri considerati ‘elevati’ e che possono illudervi di aver fatto grandi progressi quando, in verità, state ricadendo negli stessi schemi imbellettati con più interessanti vesti.

Ma questa fatica, vi dicevo, ha come chiave di volta il suono, e vi esorta a disciplinare la parola, oltre che i pensieri, perché i nostri uccelli interiori si nutrono del suono delle nostre parole. Quanto volte vi ritrovate a dire sempre le stesse cose, con le stesse parole, come un mantra che trasforma in pietra le convinzioni limitanti? La saggezza buddhista ci insegna che il terzo passo del Nobile e ottuplice sentiero (che porta alla via dell’Illuminazione) è proprio la retta parola. La parola retta è una parola onesta, gentile, non divisiva. Il buddhismo ci invita ad assumerci la responsabilità delle nostre parole, ponendo attenzione nella loro scelta e ponderandole in modo che esse non producano effetti nocivi, sugli altri e su noi stessi. Ciò significa anche, che il nostro agire deve essere improntato al nostro parlare e corrispondere ad esso. Il buddhismo articola la retta parola in quattro punti, chiedendo di astenersi dalla parola falsa, divisiva, aspra e oziosa. Ma non basta astenersi, perché la parola sia davvero retta è necessario praticare l’opposto di ciò che dovremmo evitare, ossia, dire la verità, bene-dire (invece che male-dire), praticare la parola gentile e non solo astenersi dal vuoto chiacchiericcio ma non prestare orecchio quando vi si incappa. Eppure, è molto più facile a dirsi che a farsi. Evitare il pettegolezzo è un duro allenamento, così come imparare che ognuno ha la propria verità e che imporla ad orecchie impreparate è come gettare perle ai porci. Allora, dovremmo avere la saggezza (e forse l’umiltà) di tacere piuttosto che imporre il nostro pensiero o la nostra “elevata” conoscenza. Ma l’allenamento forse più difficile di tutti, quando si parla di suono, è resistere alla sirena ammaliante della propria voce quando ci parla di noi. Dunque, chiedetevi: quante volte, durante un discorso, riporto il focus su di me, e riprendo la parola per raccontare la mia esperienza, la mia opinione, la soluzione geniale che ho in serbo per l’interlocutore? Quanto volte sospendo l’ascolto premuroso per rivolgere l’attenzione solo a me stesso?

Cari Bilancia, quest’anno siete chiamati alla Grande Visione, a connettervi con la Mente Universale per decifrare cosa volete essere e come volete esserlo, e portare alla luce la vostra scelta pubblicamente. Ma per farlo, è necessario scacciare gli uccellacci disturbatori, e nutrire i vostri pensieri e le vostre immagini mentali, di parole gentili, sagge, accoglienti, che uniscano e non dividano. Dovete affrancarvi dal mero esistere per imparare ad essere e passare dall’essere al divenire. E ricordate: Avete sempre intorno a voi tutte le tessere del mosaico per risolvere i problemi.


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