In questa fatica, ad Ercole viene
ordinato di cercare la palude di Stinfalo, dove si trovano gli uccelli
devastatori, e di cacciarli “da quella loro dimora troppo a lungo sicura.”
Il Maestro gli dice: “La fiamma che brilla oltre la mente rivela la giusta
direzione” e, con queste parole, Ercole si mette in cammino finché, dopo
lungo tempo, raggiunge Stinfalo. Innanzi a lui si stende un fetido pantano e
man mano che avanza, sente una moltitudine d’uccelli gracchiare orribilmente in
un coro dissonante e minaccioso. Avvicinandosi, scorge dei grossi uccelli
dall’aspetto feroce. Ognuno di loro ha un becco di ferro, affilato come una
spada, e penne che sembrano aste d’acciaio, capaci di spaccare in due la testa di
un uomo. I loro artigli, come il becco, sono affilati e forti. Tre uccelli,
scorgendo Ercole, si precipitano su di lui. Ma egli rimane fermo e respinge
l’attacco con la sua pesante clava. Un uccello cade e gli altri uccelli si
allontanano. Ercole riflette e tenta con vari sistemi di liberare quel posto
dagli uccelli predatori. Inizialmente li colpisce con una pioggia di frecce, ma
essendo di metallo, in pochi rimangono uccisi e gli altri, sollevati in volo, oscurano
il sole. Pensa allora di sistemare delle trappole nel pantano ma, così
facendo, nessuna barca o piede umano avrebbe potuto attraversare lo stagno.
Allora si ferma, e gli tornano in mente le parole del Maestro: “La fiamma
che brilla al di là della mente, rivela la sicura direzione.” e ha un’intuizione.
Prende due grossi piatti d’ottone che, battuti assieme, generano un suono
stridente così aspro che avrebbe spaventato anche i morti. Ercole stesso, non
potendovi resistere, si tampona le orecchie. Al crepuscolo, quando la palude si
riempie di uccelli, Ercole comincia a battere fortissimo i piatti tra di loro
più e più volte. Il fracasso è tale che gli uccelli, disorientati, si
sollevano in aria sbattendo le ali metalliche e lanciando rauche strida di
spavento. La vasta nube d’uccelli fugge così, in una condizione d’estrema
confusione, per non fare mai più ritorno, e il silenzio cade su tutta la
palude. Gli orridi uccelli sono scomparsi. La fatica è compiuta.
Il cuore di questa fatica è il
suono, il suono attraverso il quale Ercole sconfigge gli uccelli devastatori.
Ma cosa rappresentano questi uccelli metallici? Gli uccelli sono di diversi
tipi ma, di base, rappresentano i pensieri, in particolare quei pensieri
apparentemente elevati, quelle illusioni sottili e ingannatrici per le quali ci
perdiamo nel mentale. Chiunque di noi si trovi su un cammino di consapevolezza
ha portato dentro delle convinzioni, degli insegnamenti che sono diventati
convinzioni e che sono rimaste tali, senza fare il loro lavoro, quello di
insegnarci davvero qualcosa. Tutti noi ci aggrappiamo a quelle nozioni che
abbiamo appreso e che restano tali, solo nozioni, usate utilitaristicamente a
seconda del bisogno del momento. “Questa cosa non va, si vede che non era
destino,” fa parte delle tante idee rappresentate dagli uccelli di Stinfalo.
Questi uccelli oscurano il cielo e vi impediscono di vedere qualcosa. Cosa? La
scopo della vostra vita, la vostra Missione. La ricerca della missione è
composta da due passi. Il primo possiamo chiamarlo la ‘piccola visione’,
ossia ciò che vediamo in modo sfuggevole, rapidamente, in una sorta di lampo. Ciò
potrebbe accadere quest’anno ma più probabilmente è già accaduto, forse in un
tempo lontano. Non è un’immagine chiara, è solo un’intuizione, ed è
caratterizzata da una grande rapidità, ma può segnare per sempre la vostra
vita, come un seme piantato che darà i suoi frutti molto tempo dopo, quando ci
sarà il secondo step, la Grande Visione. È con la Grande Visione, che
potrebbe verificarsi quest’anno, che i semi germogliano. Se la piccola visione
lascia un solco, la grande visione è l’inizio di qualcosa. Non c’è futuro senza
visione! Per questo i pensieri e l’immaginazione sono così importanti. Perché io
realizzo ciò che vedo. E ciò che vedo oggi sarò domani. Senza la
visione non c’è alcuna Missione. Pertanto, va da sé che ciò che pensiamo e che immaginiamo
determina ciò che saremo. Ma gli uccelli di Stinfalo minacciano la vostra
riuscita e, oscurando il cielo, vi impediscono di vedere dove volete andare e
cosa potete fare per arrivarci. Ecco l’importanza della purificazione mentale, soprattutto
da quei pensieri considerati ‘elevati’ e che possono illudervi di aver fatto
grandi progressi quando, in verità, state ricadendo negli stessi schemi imbellettati
con più interessanti vesti.
Ma questa fatica, vi dicevo, ha
come chiave di volta il suono, e vi esorta a disciplinare la parola, oltre che
i pensieri, perché i nostri uccelli interiori si nutrono del suono delle nostre
parole. Quanto volte vi ritrovate a dire sempre le stesse cose, con le stesse
parole, come un mantra che trasforma in pietra le convinzioni limitanti? La
saggezza buddhista ci insegna che il terzo passo del Nobile e ottuplice
sentiero (che porta alla via dell’Illuminazione) è proprio la retta parola. La
parola retta è una parola onesta, gentile, non divisiva. Il buddhismo ci invita
ad assumerci la responsabilità delle nostre parole, ponendo attenzione nella
loro scelta e ponderandole in modo che esse non producano effetti nocivi, sugli
altri e su noi stessi. Ciò significa anche, che il nostro agire deve essere
improntato al nostro parlare e corrispondere ad esso. Il buddhismo articola la
retta parola in quattro punti, chiedendo di astenersi dalla parola falsa,
divisiva, aspra e oziosa. Ma non basta astenersi, perché la parola sia davvero
retta è necessario praticare l’opposto di ciò che dovremmo evitare, ossia, dire
la verità, bene-dire (invece che male-dire), praticare la parola gentile e non
solo astenersi dal vuoto chiacchiericcio ma non prestare orecchio quando vi si
incappa. Eppure, è molto più facile a dirsi che a farsi. Evitare il
pettegolezzo è un duro allenamento, così come imparare che ognuno ha la propria
verità e che imporla ad orecchie impreparate è come gettare perle ai porci. Allora,
dovremmo avere la saggezza (e forse l’umiltà) di tacere piuttosto che imporre
il nostro pensiero o la nostra “elevata” conoscenza. Ma l’allenamento forse più
difficile di tutti, quando si parla di suono, è resistere alla sirena
ammaliante della propria voce quando ci parla di noi. Dunque, chiedetevi:
quante volte, durante un discorso, riporto il focus su di me, e riprendo la
parola per raccontare la mia esperienza, la mia opinione, la soluzione geniale
che ho in serbo per l’interlocutore? Quanto volte sospendo l’ascolto premuroso
per rivolgere l’attenzione solo a me stesso?
Cari Bilancia, quest’anno siete
chiamati alla Grande Visione, a connettervi con la Mente Universale per
decifrare cosa volete essere e come volete esserlo, e portare alla luce la
vostra scelta pubblicamente. Ma per farlo, è necessario scacciare gli
uccellacci disturbatori, e nutrire i vostri pensieri e le vostre immagini
mentali, di parole gentili, sagge, accoglienti, che uniscano e non dividano. Dovete
affrancarvi dal mero esistere per imparare ad essere e passare dall’essere al
divenire. E ricordate: Avete sempre intorno a voi tutte le tessere
del mosaico per risolvere i problemi.
TORO - La Cattura delle giumente antropofaghe
GEMELLI - La cattura del Toro di Creta
CANCRO - L’uccisione di Cerbero, il Guardiano dell’Ade
LEONE - La Pulizia delle Stalle di Augia
VERGINE - La Cattura del Cinghiale di Erimanto
BILANCIA - L’uccisione degli uccelli di Stinfalo
SCORPIONE - a raccolta dei Pomi Aurei delle Esperidi
SAGITTARIO - La Distruzione dell’Idra di Lerna
CAPRICORNO - Il Cinto di Ippolita
ACQUARIO - L’Uccisione del Leone di Nemea
PESCI - La Cattura della Cerva
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